E’ il 30 dicembre 2020, la vigilia di Capodanno, quando sul balcone di casa del caporal maggiore dell’Esercito, Antonio Serafino, a Ruvo di Puglia, nel Barese, partono raffiche di mitraglietta: a sparare – secondo la pubblica accusa – sono Serafino e l’allora gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis.
Il rumore della sventagliata di mitra è perfettamente riconoscibile e viene registrato dalla microspia posizionata nell’auto di Serafino (parcheggiata sotto casa del militare) che, poco prima, ha registrato anche i colloqui in macchina tra il giudice e il militare. Il particolare è riportato nelle oltre 40 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare notificata in carcere all’ex giudice De Benedictis e al militare, in servizio all’ufficio passaporti della Brigata Pinerolo di Bari, accusati di traffico e detenzione di armi ed esplosivi, anche da guerra, del relativo munizionamento e di ricettazione.
Il 31 dicembre Serafino, parlando con un vicino di casa, confessa di aver sparato con la mitraglietta dicendo: “Hai visto ieri che mazzata si sentiva?”. Quella del traffico delle armi da guerra è l’ennesima tegola giudiziaria che colpisce De Benedictis, dal 24 aprile scorso detenuto per un’altra storia di mazzette ricevute per scarcerare criminali e mafiosi assistiti dal penalista barese Giancarlo Chiariello, anch’egli in carcere. Cinque giorni dopo l’arresto la Dda di Lecce, che già indagava sul traffico di armi, ha scoperto nel deposito sotterraneo di una villa di Andria un micidiale arsenale da guerra composto da più di 200 pezzi tra fucili mitragliatori, fucili a pompa, mitragliette (tra cui 2 kalashnikov, 2 fucili d’assalto AR15, 6 mitra pesanti Beretta MG 42, 10 MAB, 3 mitragliette UZI), armi antiche e storiche, pistole di vario tipo e marca, esplosivi, bombe a mano ed una mina anticarro, oltre a circa 100.000 munizioni.
“Le armi sono nella disponibilità del giudice De Benedictis”, confessa alla polizia il proprietario della villa, l’imprenditore Antonio Tannoia, prima di essere portato in carcere. Ma le indagini erano già incentrate sul giudice e sul militare, che erano sotto intercettazione dall’ottobre 2020. Nel provvedimento d’arresto vi sono altre intercettazioni dalle quali si evince che De Benedictis e Serafino andavano a provare le armi in una campagna, sempre a Ruvo di Puglia. Del gennaio 2021 è il colloquio, sempre in auto, tra De Benedictis e Serafino, in cui il giudice dice di voler spostare l’arsenale, forse perché stavano nascendo dissapori tra il caporale e Tannoia: “Quello ci può vendere”, dice il caporale al giudice. E De Benedictis risponde: “Così vai a portare in giro 70mila cartucce, bombe a mano, 5 mitragliatori e 4 fucili d’assalto?”. In un’altra intercettazione sempre l’ex gip fa riferimento sia al deposito di armi, che chiama ‘pozzo’, sia alla disponibilità di 53 mitragliatrici e 82 pistole. Insomma, una confessione piena. Dagli atti emerge anche l’attività di acquisto delle armi: De Benedictis compra un mitragliatore croato ‘Agram 200B’ e dice al caporale “Quando ricevo qualcosa di pesante da lui la devo portare per forza”, facendo riferimento al deposito di Tannoia.
L’ultimo acquisto della coppia è un mitragliatore M12, che non hanno fatto in tempo a ricevere a causa dell’arresto del giudice. Nel provvedimento restrittivo, il gip di Lecce definisce senza mezzi termini Serafino e De Benedictis “due autentici trafficanti in armi da guerra”.