Dieci persone in carcere e tre agli arresti domiciliari. Quarantaquattro indagati, 28 conferimenti illeciti per un totale complessivo di più di 600 tonnellate di cui almeno 142 tonnellate classificate come rifiuti pericolosi. Sono i numeri dell’operazione “All Black” eseguita oggi in diverse regioni italiane. Le persone finite in manette sono accusate di associazione per delinquere, traffico e smaltimento illecito di rifiuti. Nell’ambito dell’operazione sono stati sequestrati due automezzi e beni per oltre 200.000 euro. I provvedimenti di sequestro sono stati disposti dal Gip del Tribunale di Lecce, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia salentina. Tra gli indagati a vario titolo c’è anche una società campana di trattamento dei rifiuti.
L’operazione è il risultato di due distinte attività investigative eseguite dai carabinieri del Noe di Torino e Lecce e dai finanzieri del nucleo di polizia economico – finanziaria della guardia di finanza di Taranto. I primi hanno iniziato a effettuare accertamenti nel maggio 2018 dopo il sequestro di un autotreno che aveva scaricato illecitamente rifiuti nella campagna di Lombardore (Torino). Così è stato scoperto un gruppo di faccendieri di Lecce e Taranto che, ognuno con un proprio ruolo e avvalendosi di società fittizie con false autorizzazioni, offrivano siti inesistenti per lo smaltimento di rifiuti attraverso una società di intermediazione di rifiuti piemontese non iscritta all’albo gestori rifiuti. Iniziavano allora tutta una serie di contatti, monitorati dai militari, tra gli intermediari e alcune aziende attive nel trattamento dei rifiuti nel torinese e nel bresciano per far confluire ingenti quantitativi di rifiuti in alcune località del leccese e del tarantino. Le difficoltà organizzative e i rischi nel far affrontare viaggi così lunghi a rifiuti in una situazione di completa illegalità, hanno di fatto rotto il gruppo che si è scisso: da un lato i pugliesi, dall’altro i broker piemontesi.
Il gruppo pugliese si è organizzato per creare un’altra direttrice di traffico riuscendo a trovare produttori di rifiuti nell’area più accessibile e vicina del casertano e del reggino. È a questo punto che si inserisce l’attività di indagine dei finanzieri di Taranto che hanno scoperto un ingente traffico illecito di rifiuti sistematicamente portato avanti da un gruppo attivo nel territorio jonico e specializzato nel traffico illecito di rifiuti e di falsi in autorizzazioni amministrative fatti con la predisposizione di finte autorizzazioni ambientali che attestavano in capo a società di comodo, la disponibilità di impianti autorizzati per il trattamento dei rifiuti. Le indagini hanno permesso di ricostruire diverse operazioni illecite di movimentazione di ingenti quantità di rifiuti, urbani e industriali, anche di tipo pericoloso, che dalla Campania erano dirette in Puglia.
Per gli investigatori le modalità illecite di smaltimento e trasporto dei rifiuti hanno coinvolto “una pluralità di soggetti tra produttori, trasportatori, intermediari, riceventi, deputati allo scarico e alla ricerca dei siti in cui tombare i rifiuti” e ognuno di loro ha fornito il proprio contributo, anche di natura tecnica. Ingente il danno ambientale essendo state illecitamente smaltite più di 600 tonnellate di rifiuti speciali, anche di tipo pericoloso, generando, altresì, una concorrenza sleale tra le aziende produttrici del medesimo rifiuto.