“Io mi sono dimesso autonomamente, non per un avviso di garanzia che non avevo ancora avuto ma perché c’era stata una indiscrezione giornalistica di una indagine della Procura per ipotesi di reato molto gravi. Quindi Vendola non mi ha assolutamente chiesto le dimissioni”. Così Alberto Tedesco, ex assessore alla Sanità della Regione Puglia nella prima giunta guidata da Nichi Vendola, ed ex senatore del Pd, spiega che quando lasciò l’incarico non fu costretto dall’ex governatore.
Quest’ultimo ha reagito in modo duro nei confronti della giustizia e della magistratura nei giorni scorsi dopo la condanna a tre anni e sei mesi comminatagli dalla Corte di assise di Taranto al termine del primo grado di giudizio del processo Ambiente Svenduto per il presunto disastro ambientale provocato dallo stabilimento siderurgico ex Ilva.
“Siccome quelle indiscrezioni, peraltro né smentite né confermate, erano assolutamente incompatibili con il permanere della mia presenza in giunta e soprattutto in una funzione così delicata – continua Tedesco – due ore dopo che furono pubblicate andai da Vendola e rassegnai le mie dimissioni, peraltro irrevocabili, che lui accettò. E io stessi suggerii di nominare un assessore tecnico, che poi in effetti fu nominato, il professor Fiore, ritenendo che dietro quella situazione ci fosse sicuramente una strumentalizzazione politica che non tendeva tanto a colpire me quanto a colpire Vendola. Le cose sono poi andate in un certo modo, il mio processo è durato 9 anni, con tutta una serie di anomalie. Se solo fossimo in una condizione di civiltà giuridica sarebbero state evidenziate con lo stesso clamore con la quale fu evidenziata la presenza di indagini a mio carico”.