“Siamo colpevoli di voler fare i sindaci. E questa penna, con cui firmiamo centinaia di atti, è l’arma del delitto. La vorremmo consegnare simbolicamente a tutti i rappresentanti del Governo e del Parlamento”. Così il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, durante la manifestazione a Roma #dignitàperisindaci, per chiedere maggiori tutele e rispetto per il loro lavoro.
“Noi non intendiamo chiedere alcuna immunità né impunità. Noi sindaci oggi chiediamo soprattutto rispetto perché non siamo più disposti a prenderci colpe che non ci appartengono. Saremo i primi a denunciare abusi e corruzione, ma siamo stanchi di diventare il capro espiatorio di ogni situazione possibile”, ha aggiunto Decaro. “Chiediamo di essere trattati dall’ordinamento giuridico nello stesso modo in cui vengono considerate le altre cariche elettive. Non chiediamo esclusività ma uguaglianza e pari dignità”, ha proseguito il sindaco di Bari che in mattinata era stato ricevuto dal presidente del Consiglio Mario Draghi a Palazzo Chigi, con una delegazione di Anci.
“Non accettiamo più di ritrovarci indagati per omicidio colposo per una manutenzione stradale o per un allagamento di un sottopasso, come è succeso ad acluni sindaci. Non accettiamo più di ritrovarci con cinque avvisi di garanzia di seguito, come è accaduto a Pizzarotti (sindaco di Parma). Tanti casi hanno portato al proscioglimento, all’archiviazione, all’assoluzione, ma chi restituirà ai sindaci accusati e alle loro famiglie la serenità che mesi e anni di esposizione mediatica hanno perso”, ha aggiunto Decaro. “Serve un confine chiaro delle responsabilità”, ha detto ancora sottolineando che in Italia “la parola indagato la conosciamo tutti e la ritroviamo sulle prime pagine dei giornali a caratteri cubitali, la parola assolto non la conosce nessuno, finisce in a pagina diciassette in un trafiletto”.
Questa mattina il Consiglio nazionale dell’Anci ha approvato all’unanimità il documento che il presidente Decaro, insieme ad una delegazione di primi cittadini sottoporrà alla presidenza del Consiglio dei ministri come risultato delle richieste che i sindaci fanno al Governo e al Parlamento per richiedere maggiori tutele e rispetto per il loro lavoro. “Negli anni in cui le istituzioni e il sistema dei partiti venivano travolti dalla bufera giudiziaria di “mani pulite”, l’introduzione dell’elezione diretta del sindaco ha consentito di creare un legame forte fra elettore ed eletto, rafforzando autonomia e responsabilità con l’obiettivo di rinnovare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Oggi -si legge nel testo del documento- i nostri compiti sono cresciuti in modo esponenziale in un contesto di riduzione di risorse umane e finanziarie, e in un quadro di regole spesso confuso e contraddittorio”.