A incastrare Umberto Sardiello, il 37enne di Taranto fermato dagli agenti della squadra mobile perché considerato il presunto autore della sparatoria avvenuta la scorsa notte nello yatching club in località San Vito in cui 10 persone sono rimaste ferite, sono stati gli indumenti che indossava, trovati nella lavatrice dell’abitazione della compagna. Si tratta di abiti e scarpe che “per colore e scritte erano state riprese dalle immagini del circuito di videosorveglianza”, ha spiegato Fulvio Manco vicequestore e capo della Mobile nel corso di una conferenza stampa.
“I jeans, le scarpe e la maglia verde erano gli stessi immortalati nei video”, ha aggiunto spiegando le accuse a carico dell’uomo che ha precedenti per droga e reati contro il patrimonio. Ora risponde di duplice tentato omicidio pluriaggravato, detenzione e porto illegale di arma da fuoco, lesioni volontarie aggravate, ricettazione e spari in luogo pubblico. “Duplice perché dalla ricostruzione che abbiamo effettuato -ha aggiunto il dirigente della Polizia di Stato- l’uomo ha dapprima sparato tre colpi all’indirizzo di due persone con cui aveva litigato poco prima poi, girandosi a 180 gradi, ha sparato di nuovo almeno altri tre colpi per guadagnarsi spazio e facilitarsi la fuga”.
Gli agenti della Mobile con i colleghi della scientifica hanno trovato sei bossoli calibro nove e due ogive. Con ogni probabilità alla base del gesto, c’è una discussione per futili motivi con il 28enne di Grottaglie, il più grave dei feriti che si trova in prognosi riservata al “SS. Annunziata” dove è stato sottoposto a intervento chirurgico. “Abbiamo isolato diversi frame per capire chi poteva essere il protagonista ed è venuto fuori il profilo di una persona che già in passato ha avuto a che fare con noi -ha continuato il Dirigente-. Abbiamo confrontato le immagini e l’abbigliamento con altre telecamere che hanno immortalato l’esodo di persone spaventate e abbiamo effettuato in poco tempo e con tempestività delle perquisizioni alla cerchia famigliare dell’autore della sparatoria. E nella casa abitata dalla compagna con i due figli, nella lavatrice c’erano gli indumenti”.
Le indagini sono state coordinate dall’aggiunto Maurizio Carbone e dal sostituto procuratore Enrico Bruschi. In corso accertamenti per risalire al movente dell’azione che, da quanto appreso, è stata indirizzata nei confronti di altri due persone con precedenti per reati in materia di armi, droga e lesioni.