Omicidio Fabbiano a Vieste, il killer incastrato dal tatuaggio di Smigol

Un tatuaggio sul collo raffigurante “Smigol”, personaggio del “Signore degli anelli”, è tra gli elementi che hanno consentito agli inquirenti della Dda di Bari di risalire al pregiudicato 35enne Giovanni Iannoli, presunto responsabile dell’omicidio di Antonio Fabbiano, avvenuto il 25 aprile 2018 a Vieste (Foggia). È uno dei dettagli che emergono dalle indagini che hanno portato oggi all’arresto di Iannoli, accusato anche del tentato omicidio di Michele Notarangelo.

Per entrambi gli episodi viene contestata anche l’aggravante mafiosa. A rivelare il particolare del tatuaggio è il nipote del pregiudicato Giuseppe Della Malva, padre dell’ex capo clan, attualmente collaboratore di giustizia, Danilo Pietro della Malva, intercettato durante un colloquio in carcere con lo zio il giorno dopo il delitto.

Il nipote dice allo zio di aver assistito all’agguato, dal balcone di casa, avvicinando la mano al collo per indicare il segno distintivo (il tatuaggio) di uno degli autori del fatto di sangue. A Iannoli l’ordinanza è stata notificata in carcere, dove è detenuto per altri fatti di sangue e di mafia, con due condanne in primo grado a 14 anni e 6 mesi e a 20 anni di reclusione.

A supporto delle indagini sull’omicidio Fabbiano, svolte congiuntamente da carabinieri e polizia, ci sono anche altre intercettazioni ambientali e telefoniche, come quelle tra Iannoli e la mamma, nel quale il sicario si confida con lei raccontando i dettagli dell’omicidio. Di qui la scelta degli investigatori di chiamare l’operazione “Bohemian Rapsody”, nel cui testo l’autore racconta alla mamma di aver ucciso un uomo, come nella vicenda viestana.

Ci sono poi le dichiarazioni di due “pentiti”, Giovanni Surano e Danilo Della Malva, “i primi collaboratori di giustizia dell’area garganica” evidenziano gli inquirenti, sottolineando che “la volontà di collaborare rappresenta uno sviluppo rilevante dell’azione di contrasto alle mafie pugliesi, ottenuto grazie alla enorme pressione che la ‘Squadra Stato’ – hanno detto il procuratore aggiunto di Bari Francesco Giannella e il procuratore di Foggia Ludovico Vaccaro – sta esercitando su tutto il territorio foggiano”. Gli inquirenti parlano comunque ancora di “reticenti dichiarazioni rese dai parenti delle vittime e da alcune persone informate sui fatti, a conferma del radicato clima di omertà nell’ambiente viestano e, in generale, in quello garganico”.

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