“Sulla Xylella fastidiosa c’è ancora una tremenda sottovalutazione del problema perché, evidentemente, non si vuole cogliere la drammaticità dei danni economici e sociali che il fenomeno produce”. Lo sostengono in una nota congiunta il presidente di Confagricoltura Puglia e Taranto, Luca Lazzàro, il presidente di Confagricoltura Brindisi, Antonello Bruno e il presidente di Confagricoltura Lecce, Maurizio Cezzi, sottolineando che per capirne l’entità c’è “un indicatore importantissimo: il grande numero di posti di lavoro persi”.
“La prima segnalazione ufficiale di focolai risale all’ottobre del 2013, a Gallipoli e Alezio nel Leccese. In 8 anni la Xylella ha colpito, ad oggi, circa 150mila ettari di oliveto nelle province di Lecce, Brindisi e parte del Tarantino. Facendo un conteggio sulla base delle ore di lavorazione che richiedono gli impianti di olivi, si sono persi circa 33mila posti di lavoro. La nostra è una stima ufficiale, calcolata con le tabelle per il conteggio delle ore lavorative usate anche dagli enti preposti per le ispezioni. Nessuno -sottolineano- si è posto questo problema”, anche se “33mila posti di lavoro sono circa il triplo dei posti dell’Ilva, però non hanno fatto nessun rumore. A questo punto, per ripristinare questi posti e il potenziale olivicolo andato distrutto, lo Stato e la Regione Puglia dovrebbero investire 3,3 miliardi di euro, mentre sono stati investiti solo 300 milioni di euro” e “non basta”.
Per Confagricoltura, oltre all’indennizzo agli agricoltori che hanno visto nel giro di pochi anni svanire le proprie imprese, si deve intervenire sulle infrastrutture, a partire da quelle irrigue. “Confagricoltura sta promuovendo delle azioni legali affinché gli agricoltori iscritti vengano risarciti dei danni subiti. Ma per risolvere il problema non basta dire a una azienda che da anni non produce più nulla ‘bisogna reimpiantare gli ulivi’. Oggi, per reimpiantare servono risorse economiche, procedure amministrative da portare a termine in tempi brevi e serve, soprattutto, l’acqua. E il Leccese, come gran parte della regione, è assolutamente carente di risorse e strutture idriche. Senza acqua -concludono- non potremo impiantare nuovi olivi, non possiamo impiantare nulla”.