Xylella, continua ad avanzare in Puglia di 2 chilometri al mese

Xylella fastidiosa, il batterio considerato responsabile del disseccamento degli ulivi pugliesi, continua ad avanzare alla velocità di circa due chilometri al mese. Lo afferma Coldiretti Puglia che monitora la situazione. Xylella sarebbe giunta in Italia negli anni scorsi attraverso le piante tropicali infette importate dall’America latina.

I primi focolai della pericolosa batteriosi sono stati individuati nel Salento, negli uliveti a sud di Gallipoli. Da lì, la malattia è dilagata in tutto in tutta la penisola salentina, oltrepassando i confini territoriali della provincia di Lecce. Il paesaggio, caratterizzato da vaste difese di uliveti, è stato compromesso nelle zone maggiormente colpite, dove restano distese di ulivi disseccati, ma si lavora per ripristinarne la bellezza ambientale attraverso la piantumazione di piante appartenenti a specie resistenti.

Nel frattempo, non sono mancati ritardi e polemiche sulle strategie di contenimento della batteriosi. Nel 2015, la Procura della Repubblica di Lecce, oltre a sequestrare gli ulivi, bloccando di fatto il piano di contenimento coordinato dal commissario Giuseppe Silletti, mise sotto inchiesta dieci persone. Nell’inchiesta, successivamente archiviata, si ipotizzavano, a vario titolo, i reati di diffusione di malattia delle piante, violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale, falso materiale commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, falso ideologico, getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali.

Fino ad oggi risultano infettati circa 8mila chilometri quadrati di territorio pugliese, con oltre 21 milioni di ulivi colpiti, molti dei quali monumentali. I danni economici provocati dalla batteriosi, che si sta espandendo sempre di più, dopo essersi originata da alcuni focolai salentini, ha già determinato danni molto seri all’economia olivicola pugliese e a tutta la filiera, dalla raccolta delle olive sul campo, alla lavorazione nei frantoi, fino all’imbottigliamento e alla commercializzazione. Molti oleifici, soprattutto nel Salento, hanno smontato e venduto a pezzi i macchinari nei paesi concorrenti, come Grecia, Marocco e Tunisia.

Coldiretti calcola che, a causa della batteriosi sono stati persi almeno 5mila posti di lavoro.

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