“Siamo andati molte ore prima rispetto all’orario in cui noi sapevamo che si sarebbe verificato il sequestro lampo. Siamo stati cauti nello spiegare con calma quello che stava per accadere e lui ha compreso, è stato collaborativo perché ha aspettato tante ore con noi senza battere ciglio”. Lo ha spiegato Gesualdo Masciopinto, a capo della squadra mobile della questura di Barletta – Andria – Trani, in riferimento all’operazione di polizia che ha sventato un sequestro lampo ai danni di un imprenditore di Barletta.
Masciopinto era in auto con la vittima quando alcuni componenti del commando, lo scorso 22 aprile, avrebbero dovuto portarla via per poi chiedere denaro alla famiglia in cambio della sua liberazione. In sette sono stati arrestati perché accusati in concorso di sequestro di persona a scopo di estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.
“Comprensibile il pathos vissuto da lui e dai suoi familiari perché contemporaneamente altri colleghi sono andati a casa per metterli in sicurezza”, ha aggiunto il dirigente di polizia. Ai giornalisti che gli hanno chiesto se ha avuto paura ha replicato: “No. Perché, per quanto sia stata una decisione presa all’ultimo minuto, c’era una attività pianificata. Era un rischio calcolato”.
Dalle intercettazioni emerge il ruolo delle donne nella criminalità andriese
“L’attività captativa consentiva di recepire e immagazzinare un dato meritevole di essere esaltato e avente attinenza con il ruolo delle donne nella criminalità andriese”. È quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi nei confronti di 7 uomini, indagati per tentato sequestro di persona a scopo di estorsione, aggravato dal metodo mafioso, nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Bari, sul piano per sequestrare un imprenditore della provincia della Bat.
Nel provvedimento, per spiegare la genesi dell’inchiesta, sono riportati alcuni stralci dell’informativa conclusiva delle Squadre mobile di Bari e della Bat del 17 giugno 2022. In un passaggio di fa riferimento al fatto che le “donne sono coinvolte nelle dinamiche o perlomeno, perfettamente a conoscenza delle trame ordite da mariti e compagni”.
Determinanti sono state le intercettazioni “dell’universo comunicativo” della moglie di un detenuto, “cognata” di uno dei 7 indagati. “In virtù del rapporto” con il detenuto “gode di considerazione e rispetto venendo informata in ordine alla progettazione di programmi delittuosi, rivelandosi inconsapevolmente, uno strumento importante per conoscere, e conseguentemente, per scongiurare la commissione di azioni potenzialmente lesive non solo per il patrimonio, ma anche per l’incolumità delle persone”.