Condannato per truffa imprenditore manduriano, manometteva contachilometri delle auto in vendita

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È definitiva la sentenza di condanna emessa dalla Corte di Cassazione nei confronti di un imprenditore manduriano di 40 anni che si era reso responsabile di una truffa nell’ambito della sua professione di rivenditore di automobili, reato per il quale era imputato nel processo che lo ha giudicato colpevole e condannato a sei mesi di reclusione.

I fatti risalgono al 2015 quando l’imprenditore 40enne aveva effettuato la vendita di un’auto usata ad una donna la quale, acclarato di essere stata truffata dal rivenditore, ne aveva sporto formale denuncia contro di lui, ritenendo di essere incappata in un acquisto ingannevole. 

Dopo l’acquisto, la donna aveva scoperto che il contachilometri della vettura acquistata era stato alterato attraverso una manomissione illegale tesa a decurtare i chilometri effettivamente percorsi, nell’intento di ingannare i clienti facendo risultare le auto in vendita meno usurate con un numero di chilometri fittizio.

Avvalendosi del consulto di un esperto, l’acquirente truffata, certa dell’alterazione del dispositivo, si era rivolta ad un legale per vedersi riconosciute le sue istanze, proponendo all’imprenditore di addivenire ad un accordo bonario informale con la restituzione della somma elargita al momento dell’acquisto e relativo scioglimento del contratto di vendita o con una riduzione consistente del prezzo dell’autovettura. 

Dinanzi al rifiuto del rivenditore di accettare le richieste della parte truffata, la donna aveva deciso di intraprendere le vie legali, denunciando l’uomo. Avviatosi il processo penale a carico dell’imprenditore manduriano, risoltosi in primo grado con una pena di condanna poi confermata in appello. Ricorso alla Corte di Cassazione, il 40enne alla sbarra si è visto nuovamente riconfermata la pena a sei mesi di reclusione inflitta dalla Corte d’Appello -i giudici supremi hanno rigettato la richiesta delle attenuanti generiche per i precedenti specifici a carico dell’imputato- con l’accusa del reato di truffa e condannato, altresì, al pagamento di 3mila euro da versare alla Cassa delle ammende.

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