Morto dopo il vaccino somministrato ad Alberobello, la famiglia si oppone all’archiviazione. Nell’udienza di oggi il Gip si riserva di decidere

206

Si è riservato di decidere il gip del Tribunale di Bari circa l’opposizione all’archiviazione del caso di Alessandro Cocco, il 53enne romano deceduto per una trombosi nel Policlinico di Bari il 15 giugno 2021, dopo la somministrazione del siero anti-Covid Johnson & Johnson.

Il legale della famiglia, Daniele Bocciolini, ha chiesto al gip di far proseguire le indagini e che siano ascoltati i vertici di J&J, i responsabili delle aziende sanitarie territoriali, la direzione di Aifa e tutti coloro che ebbero in cura l’uomo prima e dopo la somministrazione vaccino. Richiesta anche l’audizione delle istituzioni competenti in merito al piano vaccinale e all’informativa sulla somministrazione per comprendere, in particolare, le cause del divieto di utilizzo del vaccino di Johnson&Johnson agli under 60. Sul registro degli indagati sono iscritte 13 persone, ovvero il personale sanitario che ha avuto in cura l’uomo. L’accusa è di omicidio colposo.

Il paziente si era sottoposto a vaccinazione nell’hub di Alberobello il 26 maggio 2021. Alcuni giorni dopo aveva iniziato ad accusare forti dolori ad una gamba rivolgendosi al pronto soccorso dell’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, dove fu dimesso, e poi ricoverato al Policlinico, dove è morto. La Procura di Bari ha chiesto l’archiviazione perché, stando alla consulenza medico-legale disposta dopo il decesso, “non si ritiene possibile affermare oltre ogni ragionevole dubbio” che il vaccino “sia stata la causa unica ed esclusiva nella determinazione” della morte, ma avrebbe “con maggiore probabilità agito come concausa minima”, perché l’uomo soffriva di una pregressa artrosi venosa.

La famiglia si oppone evidenziando che “dalla stessa consulenza emerge chiaramente come la somministrazione del vaccino sia individuata come connessa causalmente al decesso”. Per questo chiede ulteriori indagini, anche con l’audizione “dei responsabili della società Johnson & Johnson in ordine alla produzione del vaccino e al rispetto dei protocolli”, dei “rappresentanti di tutti gli enti e le istituzioni locali e nazionali competenti in merito al piano vaccinale”, del direttore Aifa e del ministro della Salute, “sulla circostanza della mancata indicazione all’epoca dei fatti degli eventi avversi e sul divieto di somministrazione ai soggetti di età inferiore ai 60 anni”.

Promo