“Vogliamo la verità, non si possono tenere due innocenti in carcere. Mio figlio è innocente”. Riccardina Cafagna lo ripete come un mantra: “Mio figlio è innocente”. Suo figlio è Dario Sarcina, l’uomo di 34 anni di Barletta che, assieme a Cosimo Damiano Borraccino, è imputato per omicidio volontario e in concorso per soppressione di cadavere nell’ambito del processo per la scomparsa di Michele Cilli, il 24enne di cui si sono perse le tracce a Barletta, un anno fa, dopo la festa di compleanno di un amico.
Nell’aula bunker del carcere di Trani è in corso l’udienza del processo celebrato con rito abbreviato: in serata è attesa la decisione del gup Ivan Barlafante. Davanti all’istituto di pena è stato esposto uno striscione bianco con la parola “innocente” scritta in rosso. “Mio figlio è innocente, è un assassino per l’opinione pubblica ma è innocente -ripete la donna-, devono trovare le prove per giudicare una persona”.
“Non bastano un paio di occhiali per dire che mio figlio è un assassino: lui è innocente e lo dirò altre 100mila volte”, continua. Il riferimento è agli occhiali ritrovati in contrada Vicinale Cavaliere che per modello e gradazione corrisponderebbero agli stessi indossati dal 24enne. Su montatura e lenti è stata effettuata una perizia disposta dal gup dopo che tra gli atti di indagine dichiarati inutilizzabili ce n’era uno relativo al Dna del 24enne rilevato proprio sugli occhiali ritrovati in quel pezzo di campagna in cui Borraccino si sarebbe fermato per due volte nella notte della scomparsa di Cilli.
“Sono stati trovati gli occhiali dopo 15 giorni e nella macchina, che è ancora sequestrata e si trova a Roma, non è stata trovata alcuna traccia ematica”, aggiunge Maria Mazzaro, moglie di Sarcina, che conclude: “Non ci sono prove, ecco perché siamo qui stamattina: vogliono condannare una persona innocente”.