Lecce, tentò di impedire che portassero via il figlio. Assolta dall’accusa di resistenza a pubblico ufficiale

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Il Tribunale Penale di Lecce, il 23 febbraio, ha assolto con formula piena la mamma e i nonni del piccolo S., imputati del reato di resistenza a pubblico ufficiale in occasione del prelevamento coatto del minore avvenuto il 9 giugno del 2019 nell’ospedale dove era ricoverato.

Il video di quei momenti strazianti -scrive l’agenzia Dire- aveva fatto il giro del web: le urla disperate del piccolo, di sua madre che finiva a terra, i nonni che tentavano di impedire che quel loro nipote fosse portato via in casa famiglia.

Anche in questo caso le ragioni dell’azione del Tribunale per i minorenni di Lecce sono da ricercarsi in una CTU che aveva bollato la mamma come ostativa al rapporto con il padre. Mamma e nonni erano dunque finiti sotto processo penale imputati di resistenza a pubblico ufficiale per non essere stati collaborativi al prelievo del piccolo.

“Abbiamo lottato, atteso, senza mai retrocedere, affinché fosse fatta chiarezza e giustizia. A mio figlio dico: vivi lontano dalla violenza e da chi vuole toglierti la libertà -ha detto la mamma all’agenzia Dire-. Sono stati momento atroci e fuori da ogni logica umana. Ti manca il respiro in quegli attimi e cerchi solo di concentrarti su tuo figlio: cosa si può fare? Ben poco dinanzi a tanta crudeltà. Abbiamo resistito per amore. Come si fa a chiedere a una mamma di essere collaborativa mentre viene agita una crudeltà disumana sul proprio figlio? Si fa di tutto per poterlo salvare anche dare la propria vita e avremmo dato la nostra vita quel giorno”.

La Polizia all’epoca dei fatti doveva eseguire l’ordine impartito dal Tribunale per i Minorenni di Lecce per portare il minore in una struttura e “riconnetterlo” con il padre. Proprio la Polizia aveva filmato le operazioni di prelievo del bambino che urlava disperato.

“Il video -come ha spiegato all’agenzia Dire l’avvocata Filomena Zaccaria- è stato decisivo ai fini assolutori. Finalmente dopo 4 anni i tre imputati hanno potuto dimostrare la loro innocenza”. Oggi a S., che ha ormai 11 anni, “il Tribunale per i minorenni -ha ricordato infine l’avvocata- non ha ancora concesso incontri liberi né ha ascoltato nuovamente il bambino che continua a vedere la mamma in incontri protetti, alla presenza di un educatore”.

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