Nessuno chiese i soccorsi nonostante le urla strazianti del 21enne Natale Naser Bahtijari, morto nella notte fra il 22 e il 23 febbraio scorsi a Manduria (Taranto). È quanto emerge dal decreto di fermo, firmato dal pm Milto Stefano De Nozza della Dda di Lecce, di cui l’agenzia LaPresse ha preso visione, eseguito a carico di tre ragazzi di Manduria per l’omicidio del 21enne.
“Detto altrimenti, nessuno ha visto o sentito nulla”, sostiene il pm ricordando che quelle urla erano “così potenti da rimbombare nella piazzetta in cui l’auto” si era fermata quella sera, nei pressi di un bar. Le urla sono state registrate dal dispositivo di intercettazione nascosto nell’auto in uso a uno dei tre indagati, sotto inchiesta in un procedimento per traffico di droga su cui stava lavorando la Dda di Lecce.
La vittima doveva essere bruciata
Si erano anche procurati la benzina per bruciare il corpo della loro vittima -secondo gli investigatori- i tre giovanissimi fermati oggi dalla polizia, su provvedimento della Dda di Lecce, per l’omicidio, a Manduria (Taranto), del 21enne montenegrino residente nel Leccese, Natale Naser Bahtijari.
Dopo averlo accoltellato e picchiato selvaggiamente per questioni di droga, i tre -secondo l’ipotesi accusatoria- lo hanno portato in auto nelle campagne di Manduria, per poi scaraventarlo dietro un guard rail e sono allontanarsi per procurarsi la benzina con cui bruciare il cadavere e far sparire ogni traccia. Ma quando gli indagati sono tornati sul posto, non hanno trovato più il corpo, anche a causa del buio.
La vittima, ipotizzano gli investigatori, dev’essere rotolata a valle oppure si é trascinata, finendo tra rovi e sterpaglia. I presunti responsabili hanno così desistito. I tre arrestati sono Vincenzo Antonio D’Amicis (Manduria) di 20 anni, Simone Dinoi (Manduria) di 23 e Domenico D’Oria Palma (originario di Grottaglie ma residente Manduria) di 23: devono rispondere di omicidio aggravato da crudelta’ e metodo mafioso e tentato occultamento di cadavere.