Individuata una variante genetica responsabile dell’aggravamento della disfunzione epatica legata all’accumulo di grasso. Lo rende noto l’università degli studi di Bari, con riferimento allo studio coordinato dal professore Piero Portincasa, direttore della Clinica Medica ‘Murri’ dell’Università di Bari in collaborazione con il professore Marcin Krawczyc, del dipartimento di Medicina, della Saarland University (Homburg, Germania).
Lo studio, pubblicato sulla rivista European Journal of Clinical Investigation (Wiley), organo ufficiale della European Society for Clinical Investigatio, ha impiegato tecniche diagnostiche non invasive quali ecografia e test al respiro innovativi, combinati con l’isolamento di varianti genetiche specifiche in grado di predire il rischio di evoluzione della steatosi verso forme di malattia epatica più grave.
“La presenza di una particolare variante del gene MBOAT7 come il polimorfismo rs641738 aggrava la disfunzione epatica legata all’accumulo di grasso, indipendentemente da dieta o vita sedentaria. Oggi siamo in grado di diagnosticare e studiare precocemente il fenomeno, prima che la steatosi evolva verso forme cliniche più gravi o possa manifestarsi con eventi cardiovascolari inattesi”, spiega l’ateneo in una nota.