Torna il pesce fresco a tavola in Adriatico con la fine del fermo pesca nel tratto di costa da Trieste ad Ancona e da Manfredonia a Bari. A darne notizia è Coldiretti Impresapesca nell’annunciare la fine del blocco che era scattato il 29 luglio scorso interessando le marinerie delle regioni del Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche e Puglia. Restano, invece, fermi in porto i pescherecci nella fascia di costa da San Benedetto e Termoli e da Brindisi a Reggio Calabria.
Via libera dunque – sottolinea la Coldiretti – lungo la costa adriatica a fritture e grigliate a ”chilometri zero” realizzate con il pescato locale e meno rischi di ritrovarsi nel piatto, soprattutto al ristorante, prodotto congelato o straniero della stessa specie. Il fermo cade quest’anno in un momento difficile -denuncia Coldiretti Impresapesca- con la spada di Damocle delle nuove linee di indirizzo della Commissione Ue che pende sulla Flotta Italia. La misura più dirompente è il divieto del sistema di pesca a strascico. Ma le nuove linee prevedono anche la restrizione delle aree di pesca con tagli fino al 30% di quelle attuali, denuncia Coldiretti Impresapesca, con scadenze ravvicinate nel 2024, 2027 per concludersi nel 2030. Senza dimenticare l’invasione del granchio blu che sta danneggiando gravemente le attività di acquacoltura lungo tutta la Penisola.
Resta poi il problema che -spiega Coldiretti Impresapesca- l’assetto del fermo pesca 2023 non in tutti gli areali risponde ancora alle esigenze delle aziende né a quelle di sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato di alcune risorse che il fermo vorrebbe tutelare, in una delicata fase di vita, nei 38 anni di fermo pesca non è gran che migliorato nonostante gli sforzi e le restrizioni messe in atto dalla flotta nazionale che ha visto una contrazione perdendo circa il 33% delle unità da pesca e 18000 posti di lavoro.