L’alternanza politica nella rovina del Paese

Gli anni del Marc’Aurelio, del Travaso delle idee, di Candido, pur nel ricordo duro delle asprezze del dopoguerra, ci appaiono come il tempo felice  del sorriso, dell’umorismo, dell’ironia.

Si poteva parlare di politica, sorridendone! Le espressioni icastiche e taglienti delle vignette di quei giornali entravano nelle nostre conversazioni quotidiane, colorandole e rendendole più incisive, senza drammatizzare. 

Oggi ripetere la battuta della più anticomunista di quelle testate giornalistiche: “Compagno, l’Unità non lo dice!”  non ha più lo stesso senso giocoso di allora. “L’Unità” è diretta  da Piero Sansonetti che proviene pur sempre dalle file comuniste ma appare, in qualche misura  eretico.  In altre parole, l’Unità  non è più il “Vangelo” degli anni ruggenti del Comunismo stalinista e anti “amerikano”. Le sue “verità” non sono più così incontrovertibili come quelle delle Fedi religiose e dei Fanatismi politici che richiedono (come recitava il titolo di un’altra vignetta guareschiana) ”Obbedienza, pronta, cieca ed assoluta”.

Da quei tempi lontani, molta acqua è passata sotto i ponti e il trasformismo italico ha offerto prestazioni di “fregolismo” a quell’epoca inimmaginabili.

È, infatti, opinione diffusa negli ambienti politici che  dopo il crollo dell’Impero Sovietico e dopo la fine della “guerra fredda” alcune visite di noti esponenti, duri e puri,  del vecchio P.C.I. a logge massoniche statunitensi abbiano radicalmente mutato il panorama politico italiano. 

Il Partito Democratico italiano, a somiglianza dell’omonima forza politica americana, ha finito col rappresentare (l’opinione è ben consolidata)  il punto di riferimento più sicuro e costante della politica espansionistica degli Stati Uniti.

In altre parole, i post-comunisti di casa nostra avrebbero sostituito, senza alcuna difficoltà,  alla casacca dell’imperialismo bolscevico quella del predominio mondiale nord-americano.

Adusi a esaltarsi per  gli interventi dei carri armati sovietici ed eccidi sanguinosi in Ungheria e Cecoslovacchia, i democratici nostrani accetterebbero, continuando a non battere ciglio, gli stermini di popolazioni in diverse parti del Pianeta compiuti dagli inventori  della “democrazia esportabile” e dei “diritti umani a gogò” (con l’eccezione, in patria, di Guantanamo).

Certo: la cosiddetta “campagna-acquisti” effettuata, a giudizio delle menti libere,  dai padroni del Nuovo e del Vecchio Continente, non si è fermata agli ex “trinariciuti guareschiani” ma si è estesa anche agli orfani di Salò, come i primi, rimasti anch’essi  insoddisfatti e desiderosi  di pauperismo sociale a buon mercato; l’unico praticabile, peraltro, in un Paese con divieto  di crescita economica.

Di recente i democratici sconfitti nella tenzone elettorale,  hanno dovuto subire, per “imposizione strategica dei padroni d’oltreoceano e d’oltremanica,   l’onta di trovarsi fianco a fianco anche se in competizione, nello schieramento politico, con i “fratelli-coltelli”, neo fascisti, risorti dalle ceneri, dopo la loro apparente scomparsa seguita alla “resa senza condizioni” nella seconda guerra mondiale ma riscoperti in Ucraina, nella loro versione più eccessiva (nazi), come elementi indispensabili per la lotta a Putin.

C’è chi sostiene, però,  che, pur nelle attuali, temporanee circostanze, il segno della primazia della Sinistra “nel cuor di Federico” (anglosassone) è pur sempre evidente.

In omaggio al principio del brocardo latino “prior in tempore potior in iure”, la Sinistra si trova in una posizione di netto vantaggio nei confronti della Destra. Lo si è visto nella recente disputa sull’attribuzione delle responsabilità, certa per l’una e l’altra forza politica, per la rovina economica del Paese.

Il duo “Meloni-Giorgetti” ha sostenuto che il superbonus di Conte ha prodotto un buco nei conti pubblici che potrebbe  mandare il Paese con le  gambe all’aria.

L’affermazione ha convinto ben poco gli Italiani che, ghiotti di bonus e di super sussidi, di redditi e di sostegni di qualsivoglia natura sono poco amanti, invece, delle guerre e ai danni al bilancio dello Stato provocati dalla “causa Ucraina”.

Si tratta di una prima certezza nell’orientamento degli Italiani circa l’amara ed ormai incontrovertibile  constatazione che tutte (dicesi: tutte) le forze politiche italiane anziché curare gli interessi della nostra “res publica” (“fingendo”di essere “libere” e di agire nell’interesse del popolo che le ha votate) in realtà sono indotte con “argomenti” irrefutabili per la forza delle cose  a muoversi agli ordini di un Joe Biden che. comincia ad avere problemi di credibilità negli States (con minaccia di “impeachment)  ma non nella “serva Italia, di dolore ostello”.

È vero che nella tabella dei consensi, secondo un sondaggio della SWG sui partiti e la guerra, scendono sia Fratelli d’Italia sia i Democratici ma quelli che rosicchiano qualcosa lasciano poche speranze circa un miglioramento della situazione. E soprattutto preoccupa il rifiuto di esprimersi del 37% degli intervistati.

(Luigi Mazzella)

Promo