La funzione rieducativa della pena. Articolo 27 della Costituzione

Risuona, ancora in questi giorni nel web con il megafono dei Social Network, un fatto accaduto a Bari sei anni fa, che è stato portato alla ribalta da qualcuno che intende acclamare il Sindaco:

Beccato”, recitano tronfi i censori tastieristi, in vena di irati commenti nell’apprendere che una cittadina sporcacciona non rimosse le deiezioni del proprio cane, portato a spasso, pur avendo con sé la busta per raccoglierle.

Dire che l’atto era riprovevole sarebbe troppo poco.

Asteniamoci dall’agitare gli animi indispettiti per non smuovere ulteriormente ‘l’aria’ che tira nell’opinione pubblica, già fetida per l’escremento.

Il Sindaco Decaro, il 1° dicembre 2017, sfoggiava il provvedimento repressivo, attuato dalla sua amministrazione contro la cittadina ‘troppo disinvolta’, pubblicando l’immagine anonima della contravvenzione e declinando (male) il genere della responsabile, appellandola:

“Schifoso”.

A parte la disortografia, mi dispiace, ma questa volta il Sindaco Decaro ha toppato.

La cittadina ha sbagliato e deve pagare ma mai un’autorità dovrebbe esercitare il suo potere costituito dileggiando con disprezzo la dignità di chi ha mancato alla norma.

Non sarà il nostro perbenismo a redimerla né il giustizialismo di chi plaude ad un trattamento punitivo a rendere più civili i cittadini.

Quando facevo il professore a scuola, mai ho deriso o denigrato uno studente, pur se sorpreso a copiare l’elaborato di una prova di verifica, per fare un esempio in proporzione all’ambito.

Gli facevo capire che non mi stava mettendo nelle condizioni di far bene il mio lavoro e lo preservavo dallo scherno inesorabile dei suoi pari.

Questo avrebbe dovuto fare un buon Sindaco:

“Esercitare la propria autorità con autorevolezza e non con l’autoritarismo sprezzante di chi si erge a superiore nel comminare la sanzione”.

Si fa prima un richiamo orale e si ingiunge il contravventore/trice a riparare al torto, magari facendole pulire l’intero marciapiede e non solo l’area che aveva insozzato.

Se lo ricorderà per un pezzo un simile trattamento.

Se, poi, l’avesse rifatto la sanzione diverrebbe ben più forte, ravvisando il mancato rispetto per quel processo di redenzione, di apprendimento civico e di doverosa riabilitazione.

Non passiamo subito alle Mazzate, se ci definiamo persone urbane!

E nemmeno applaudiamo quando un nostro simile cade in disgrazia, sotto il giogo pecuniario che costò alla sfortunata concittadina il pagamento di 300 euro.

Non lo dice solo il Dio dei cristiani. Lo dice il buon senso di chi difficilmente è privo di ogni peccato!

Carlo Zeuli

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