I rigassificatori, un affare di pochi a danno del Sud

Ogni tanto riemerge dalle memorie più lontane l’idea dei rigassificatori. Naturalmente da edificare al Sud; magari a Gioia Tauro o porto Empedocle. E perché? Perché al nord serve più gas che però non vuole altri rigassificatori mentre il Sud, si sa, si può prendere in giro liberamente anche con la collaborazione dei politicanti locali. E così si asserisce sui media che questi impianti sono una opportunità enorme per il Sud anche non si capisce in che modo potrebbero esserlo. Noi pugliesi abbiamo già dato avendo già subito la stessa trafila ma non essendo riusciti a fermare il gasdotto che passa dalle splendide spiagge del leccese per arrivare fino al nord Italia ed Europa.

Se adesso qualcuno ravviva la memoria sulla “necessità” dei rigassificatori sarà certamente per “convincere” i politici romani a mettere mani al portafogli dei contribuenti ed edificare questa opera (che naturalmente ci diranno essere utile al Sud) magari utilizzando i soldi destinati al Sud (il dimenticato 34%, oppure il PNRR, oppure le Zes?); soldi che però andranno a qualche società milanese specializzata in questo genere di opere.

I meridionali si lagnano sulle pagine dei giornaloni e attraverso la Svimez e i nordici incassano i soldi per il Sud. Un classico!

Nessuno però ci informa del fatto che per ogni metro cubo di gas pervenuto via mare per essere prima liquefatto e poi rigassificato se ne devono utilizzare (anche se sotto altre forme di energia) almeno altri tre. Che vanno sprecati. Poi quel gas liquefatto si deve trasportare da lontanissimo…ovviamente con consumo di carburanti oltre che di navi costruite ad hoc. Poi infine deve essere spinto in un gasdotto che lo porta a migliaia di chilometri di distanza. Cioè partono dal pozzo di estrazione del gas quattro metri cubi e ne arriva a malapena uno. Che costa una fortuna. Una follia. Questo significa che non solo rigassificatori non se ne dovrebbero edificare mai più da nessuna parte, ma andrebbero chiusi al più presto quelli esistenti. Uno scempio energetico ed ambientale che merita una vera rivoluzione con tanto di forconi e invece financo le irrequiete ragazze svedesi, notoriamente molto attive in questo campo, fanno finta di non sapere.

Naturalmente le lobby (termine britannico che potrebbe tradurre quello di “cosca” che invece si usa in Italia del Sud) interessate all’affare appena sentono odore di soldi prezzolano giornalisti ed opinion maker per confezionare la solita campagna persuasiva della opinione pubblica specie meridionale preparatoria al colpo che si sta preparando.

Usualmente non mollano mai come si è visto con la Torino Lione giocando a stancare gli oppositori ambientalisti veri innamorati dell’ambiente in cui sono nati; e giocando anche ad isolarli descrivendoli come gente fuori dal mondo e superati; giocando inoltre a svuotare le menti della gente distratta da cento scoop artatamente gonfiati. E quando tutto manca vi sono gli uomini della forza pubblica che per guadagnarsi lo stipendio devono servire anche gli interessi delle lobby che manovrano la politica prelevando a forza quei cattivoni dei protestatari.

Appunto, la politica, non era quella che doveva rappresentare ed interpretare gli interessi della gente? Invece le lobby influenzano direttamente le moltitudini per liberamente comperare o, quanto meno condizionare, i politici.

Va male, molto male e finirà peggio se non fermiamo immediatamente questa decomposizione istituzionale che ci sta sommergendo.

Quindi la partita è persa? Certamente si, ma vogliamo credere che ad un certo punto anche “chi non tiene niente” vorrà dire la sua sperando che abbia conservato una sua capacità di intendere e volere..

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