“A distanza di 31 anni le ferite sono ancora aperte ma quello che mi dà sollievo è la presenza delle istituzioni e autorità. È un motivo di orgoglio perché il sacrificio che ha fatto mio padre non è rimasto vano”. Lo ha detto Michele Panunzio figlio di Giovanni Panunzio, l’imprenditore ucciso dalla mafia a Foggia il 6 novembre del 1992 per essersi ribellato al racket delle estorsioni e aver denunciato i suoi estorsori, in occasione della deposizione della corona alla stele realizzata nella città capoluogo in sua memoria a 31 anni dal suo omicidio.
“Alla città -ha aggiunto- dico di avere un riscatto. I cittadini devono metterci la faccia ed essere pronti a denunciare le cattive azioni di cui sono testimoni. Solo così potrà esserci riscatto per la nostra città”. Alla celebrazione erano presenti il Prefetto di Foggia, i vertici provinciali delle forze dell’ordine e la sindaca Maria Aida Episcopo.
“Ricordare il coraggio di cittadini esemplari come Giovanni Panunzio, diventati eroi per il sacrificio della loro vita, è doveroso e necessario per una comunità che non può prescindere dalla memoria come fondamenta del proprio tessuto civile e sociale” ha sottolineato la sindaca.
“Deporre oggi insieme alle altre massime autorità istituzionali una corona di fiori davanti al monumento a lui dedicato, in occasione del 31esimo anniversario del suo omicidio, è una responsabilità nei confronti della nostra città, non un semplice omaggio: la responsabilità – conclude – di essere all’altezza, ogni attimo di ogni attimo, di persone così speciali e di anime così nobili”.