“Ho pagato 60mila euro per tre gare, alla fine ne ho vinta solo una”. Lo avrebbe detto, parlando al telefono con una collaboratrice, l’imprenditore di Lucera (Foggia) Antonio Di Carlo, arrestato e portato in carcere stamattina.
E ancora: “Non è possibile che per ottenere dei lavori ci sia bisogno di pagare”. Il contenuto dell’intercettazione è stato riferito in conferenza stampa dal procuratore aggiunto di Bari Alessio Coccioli. Di Carlo è il principale indagato nell’inchiesta che oggi ha portato all’esecuzione di misure cautelari nei confronti di 11 persone con le accuse, contestate a vario titolo, di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e turbata libertà degli incanti, per fatti commessi nelle province di Bari e Foggia fra settembre 2019 e febbraio 2021.
Di Carlo è in carcere, la figlia Carmelisa e un altro indagato sono ai domiciliari. In sei, tra cui il direttore generale di Asset Elio Sannicandro (accusato di aver intascato una tangente da 60mila euro) e un funzionario della Regione Puglia sono destinatari della misura della sospensione dall’esercizio di pubblici uffici per la durata di 12 mesi. A due persone è stato notificato il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione sempre per 12 mesi. Le misure cautelari sono state eseguite dalla Guardia di Finanza, che ha condotto le indagini coordinate dalla Procura. Altre 12 persone sono indagate a piede libero.
“Si tratta di un fenomeno corruttivo gravissimo che incide pesantemente sull’economia -ha detto il procuratore della Repubblica di Bari Roberto Rossi-, con diverse interferenze su una serie di appalti che, se assegnati a chi paga tangenti, non risulteranno mai buone opere pubbliche. Non sottovalutiamo il fenomeno della corruzione, che ha un’influenza enorme perché incide direttamente sulle tasche dei cittadini”.