Il Procuratore Capo di Trani Renato Nitti sui reati ambientali compiuti da imprenditori: “Occorre chiudere il ciclo dei rifiuti”

“Quando si parla di ecomafia tutti pensano alle mafie che controllano i reati ambientali” ma “è una percentuale assolutamente minima, quasi irrisoria. Quasi sempre il reato ambientale è un reato commesso da imprenditori: questo è il dato fondamentale”. Lo ha detto il capo della Procura di Trani, Renato Nitti a margine della presentazione del libro “Diritto penale dell’ambiente” a Barletta. Il volume è curato dai procuratori di Bari e Trani, Roberto Rossi e Renato Nitti, dagli avvocati Alessandro Amato e Vittorio Triggiani e dal docente di Diritto penale Vincenzo Bruno Muscatiello.

“A questi reati ambientali poi si sono aggiunti gli ecodelitti -ha continuato-. Noi ogni giorno dobbiamo confrontarci con gli illeciti connessi a ciascuna filiera di rifiuti. Chi si occupa di indagini in materia di rifiuti sa che si parla delle singole filiere di rifiuti. E ogni volta scopriamo che c’è una nuova filiera di rifiuti rispetto alla quale noi eravamo sguarniti”.

“Negli ultimi venti anni e fino al 2018, l’Europa e anche gli Stati Uniti hanno mandato quantitativi impressionanti di rifiuti plastici in Cina. Nel 2018 le frontiere della Cina sono state chiuse a queste importazioni e immediatamente sono state inventate altre destinazioni. E si è verificato in Italia quel fenomeno dei capannoni contenenti i rifiuti incendiati”.

“Non avendo chiuso noi il ciclo di gestione dei rifiuti è automatico che i rifiuti vengano gestiti illecitamente”, ha proseguito Nitti sottolineando che nella provincia di Barletta – Andria – Trani “il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti è in aumento e in più occasioni, si è constatato che vi sono traffici da altre regioni verso la Puglia perché il problema della mancata chiusura del ciclo dei rifiuti riguarda tutte quante le regioni e questo fa sì che poi entrino in un gioco i cosiddetti broker che provano a piazzare il rifiuto o si propongono di piazzare il rifiuto ora all’interno del nostro Stato ora all’estero”.

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